
Di cosa parliamo quando parliamo di Jerome David Salinger, sicuramente di “Il giovane Holden” (1951) che tutti dicono di aver letto (e in questo caso penso sia anche vero, al contrario di quelli che dicono di aver letto la “Recherche” di Marcel Proust), e che un buon novanta per cento (percentuale non attendibile perché è solo una mia considerazione, una mia ipotesi di matematica letteraria) ha solo letto questo romanzo (generazionale?, di formazione?, cambia le cose saperlo?) perdendosi altri tre libri spettacolari, libri che quel novanta per cento, e non solo loro, dovrebbe leggere, almeno prima di leggere inutili opere contemporanee ennesimi casi editoriali dell’anno (e qui non sto dicendo di non leggere i suddetti casi editoriali dell’anno, inutili o meno, ma di leggere prima tutti e quattro i libri di Salinger, così, come esercizio, piacevole, di apprendistato alla lettura, o come una, colta, medicina buona).
1953 i “Nove racconti”…
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